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-Soundtrack: In Search of a Heart
…Devo dire altro?… Che volete che aggiunga a tutto questo… C’era solo
dolore… Quanto altro dolore si può accatastare sul cuore di una moglie
che ha dovuto uccidere il marito che amava più della vita stessa? Ma
proprio per dimostrare quanto poco avessi capito del macabro senso
dell’umorismo del Destino, ecco che il mio personale sceneggiatore non
mi risparmiò il finale che mi fece stringere la mano della musa che
ispira eroi e mostri senza distinzione… la musa che chiamano Follia… Fu
quando feci per allontanarmi dalle spoglie mortali del mio Amore che le
aprii la porta della mia mente già al limite: John mi trattenne, ancora
si muoveva, io pensai di poterlo salvare e di avere il miracolo per cui
avevo pregato, ma il suo polso era fermo, eppure un poco si muoveva…
Finii col bramare l’esatto opposto in pochi istanti… Finii per bramare
di essermi sbagliata per potermi illudere di avere quella possibilità,
quella speranza. Ma la voce di John mi giunse più reale di qualunque
incubo o etereo rumore inventato da una mente sconvolta. E non disse
parole d’Amore… Né di odio, né di rancore, né di perdono… Con quei suoi
ultimi fiati pronunciò un ordine se possibile ancor più irricevibile del
precedente: disse che dovevo bruciare il suo corpo… E per quanto
impensabile, oramai io non avevo né la forza né la sanità per discutere.
Anche se riluttante, eseguii l’ordine che mi aveva dato e lo portai a
spalla all’inceneritore di un vicino impianto… Ancora oggi le mie notti
sono di tanto in tanto infestate dalle sue grida, a nulla valsero le mie
preghiere ed il mio ultimo tentativo di afferrarlo tra le fiamme…
L’avevo ucciso… Due volte…
Tornai a casa, stravolta, piangendo, sporca di fango, lacrime e sangue…
Piansi mentre lavavo tutto dalla mia pelle, ma non dal mio animo… Il mio
primo pensiero fu quello di raggiungerlo, perché non potevo sopportare
di vivere con quel peso sulla mia anima, ma… Ma poi pensai a quello che
John mi aveva detto prima di morire… Se era la morte che desideravo,
avrei dovuto morire in quel vicolo, salvando la sua di vita. Ora però
che tutto quanto non poteva essere disfatto, realizzai che John era
morto per darmi la possibilità di continuare a vivere e se mi fossi
suicidata avrei reso inutile il suo sacrificio…
Non potevo fare a meno di notare quanto la vita fosse beffarda… Ero
cresciuta nel dolore e nella solitudine, credendo che la vita non
dispensasse che questo, poi John mi portò la luce e la speranza, ma
adesso… Che senso aveva avuto? Che senso aveva avuto quel fugace lampo
nelle tenebre? Che senso aveva la vita? Se due persone che si amano
davvero possono essere divise con così tanta noncuranza, se nulla conta
il loro sentimento, se davvero il destino può darti l’Amore e poi
riprenderselo ridendo dei tuoi sogni… Allora questo significa che la
vita non è altro che una… Una Pagliacciata, una Mascherata, una sfilata
di falsità ed imbrogli in cui non siamo altro che i buffoni del destino…
Presa sul limite della follia truccai il mio viso ed il mio capo perché
fosse più adatto a quello spettacolo e, sebbene il mattino e l’acqua
cancellarono quella maschera, dal mio animo… Da quello non se ne è mai
andata via…
…Il mattino ed i giorni seguenti portarono tuttavia un po’ di saggezza e
decisi che non potevo arrendermi così alla vita, John voleva che io
vivessi per lui, non che passassi il resto dei miei giorni a
commiserarmi. Mi aveva insegnato che con la propria volontà si poteva
cambiare il destino e lo si poteva rendere luminoso… Non avrei mai
dimenticato quella notte, ma avrei continuato a vivere, tirando avanti e
ricostruendo sulle ceneri, ma prima di questo… Qualcuno doveva pagare…
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