Ich schenk dir mein Leben...


“Io attendo di fronte al vostro altare, Madre Mia. Non so chi sono, non so chi fossi. Sono nata senza una casata che mi accogliesse, sono ancora senza un nome… Non ho corpo abile che possa combattere per voi… Ma il mio unico desiderio ora, l’unica cosa che mi renderebbe felice… E’… Madre, io desidero seguire la tua voce e onorare il tuo nome… E questo mi renderebbe Felice. Perché, anche in questo Incubo, tu mi hai dato la Vita”

“Non è di un nome di casata che ha bisogno chi decide di vivere nel nome Mio. E nessuna creatura compare su questo mondo per essere completamente inutile. Le scelte che finora hai compiuto, benché stolte, ti hanno portato a conoscere il dolore che provano le anime dannate e il desiderio che le consuma… Questo è un dono che la tua Madre non disdegna… E che potrai usare nel mio nome, se deciderai di non nasconderti per sempre nei tuoi sogni e di camminare invece nel mondo che è stato creato per voi. Chiedimi di tornare e io dimenticherò i tuoi sbagli. Chiedimi di tornare per servirmi e io farò dimenticare al tuo corpo le fiamme…” Non fu per paura o per salvarsi la vita che la ragazza sentì nascere quelle parole, ma le pronunciò nel più genuino desiderio di ringraziare la Madre per averle insegnato quel senso che tanto le era mancato in tutta la sua esistenza…

“Io ti dono la mia Vita, Madre… Anche se nulla me ne venisse in cambio”

“E io la accetto Figlia Mia… In cambio ti dono il tuo Nome, e un mio Comando per governare il tuo Incubo in questo momento che ti vede rinascere. Presto ti ricongiungerai ai tuoi fratelli e potrai scoprire che altri percorrono la tua stessa via e che possono insegnarti come chiamare i tuoi Incubi alla luce del sole e dar loro un corpo in questa realtà. Ma ora che sei giovane, usa il mio comando per salvare la tua nuova vita e tornare a servirmi. Nasci, Anastrianna. Amryza te lo Comanda”

Nel Bianco universo una moltitudine di colori esplose sanguigna, imbrattando l’infinito con i colori tetri del suo Incubo. Tornò il sangue, tornò la ruggine, tornò il fuoco, ma la paura era scomparsa… Tornarono le creature immonde, ma lei non fuggì… Le accolse al suo fianco come La Madre aveva accolto lei e le rassicurò mentre sentiva che la realtà stava tornandole sensibile. Il Cancello degli Incubi che separa le visioni dei sonni inquieti e delle menti malate dalla realtà in cui i corpi si contorcono nelle notti tormentate le comparve davanti; la moltitudine di creature sofferenti e deformi la seguirono fin che poterono, fino a che il suo corpo ancora in parte reale non scivolò oltre la soglia, pronto a tornare alla vita, lasciando i suoi Incubi a fissarla come si fissa una cara amica che riparte poco dopo che la si è ritrovata. Solo gli Incubi che obbediscono solo alla voce di Amryza, solo gli Incubi che vegliano sul portale stesso le rimasero a fianco oltre la soglia in attesa della sua voce.

La porta di legno infine cedette sotto le spallate degli orchi e le mani di Selinue si sciolsero per brandire il pugnale decisa a conquistarsi la morte guerriera che sapeva di meritare. Ma se il primo passo degli invasori fu fermato dal ribrezzo che quel corpo carbonizzato trasmetteva persino a un orco, non furono solo gli assalitori a riempirsi di timore mentre videro le spoglie quasi morte levarsi a sedere sul letto con un vigore che non poteva appartenere a una creatura in quelle condizioni. L’occhio superstite si volse innanzitutto verso l’elfa che fino a quel giorno aveva maledetto per la sua perseveranza nel tenerla viva… Ora, per quella tortura, le era infine grata. Il secondo sguardo fu per i frastornati invasori e a loro concesse lo sguardo di due occhi, mentre la promessa di Amryza prendeva sempre più forma, ridandole l’occhio disciolto dalle fiamme. Selinue osservò il viso della sua più grave paziente ritrovare in principio i muscoli, poi le labbra, poi la pelle e i capelli dandole la forma della bellezza espressa in un sorriso compiaciuto come solo chi pregusta la rinascita e la vendetta può avere. Gli arti carbonizzati ricrebbero le ossa, i nervi e i tendini ridandole la veste aggraziata e quasi superba che Amryza aveva riservato ai suoi figli. Nello spettacolo della sua rinata bellezza tutti sembrarono scordare il turbine di morte e paura che era calato sul quel sanatorio, tutti sembrarono dimenticare perché fossero lì con le armi in pugno. Furono quindi i Guardiani degli Incubi a ricordarlo, chinandosi all’orecchio a punta di Anastrianna e sussurrandole con voce tombale che solo lei poteva udire

“Comanda Anastrianna… Oggi la tua è la Voce della Madre. Comanda e ti obbediremo”

La magia che aveva tenuto tutti legati a quella scena miracolosa sembrò venire meno e un orco svegliò i suoi compagni dal torpore con un sanguinario urlo di guerra richiamandoli al loro obiettivo. Gli altri risposero con altrettanta foga e fecero per avventarsi sulle due. Ma ad Anastrianna non fu difficile formulare il suo Primo Ordine… Sentendo tutti i suoi terrificanti Incubi accalcarsi contro le sbarre del Cancello che impediva loro di diventare mostruosi Demoni dotati di corpo e fauci nel mondo reale, non ebbe esitazione… le sue labbra allargarono il loro sorriso beffardo, poi fece risuonare il suo Comando per gli Incubi che tenevano rinchiusi i loro simili… e quell’ennesima razzia divenne il racconto di terrore che i pochissimi sopravvissuti tornarono per raccontare nella disperazione e nell’orrore…

“Aprite i Cancelli… E lasciateli entrare!”