"It's very generous what you do for all these people"

Ari -

"It's too little what I do for all these people"

Ishmael -

BGM: “Golgotha Tenement Blues”

Sopra le loro teste, Izu poteva sentire il brusio di una insegna al neon che sfarfallava difettosa. La luce intermittente rendeva quella scarna rampa di cemento decisamente più inquietante… non che non lo fosse già di per sé: abbandonata senza alcun evidente proposito in quella viuzza stretta, dove nessun veicolo tanto largo da aver bisogno di anche solo la metà di quella rampa, se anche avesse avuto l’autorizzazione a circolare, avrebbe mai potuto entrare.
“É questo il nascondiglio?” Chiese il ragazzo apprensivo, mentre Ari gli si stringeva al braccio, a sua volta spaventata
“No, ma dobbiamo passare di qui, se non vogliamo ritrovarci tra le braccia degli sbirri… Non preoccupatevi, è un posto un po’ squallido, ma è sicuro…” Rispose la loro guida accingendosi a premere un pulsante quasi invisibile sotto la patina di incrostazione e sporcizia che ricopriva il muro.
“Senti… Te lo volevo chiedere fin da prima, ma… Ma come sapevi che la polizia ci stava cercando? Non credo che i poliziotti volessero farsi vedere…” Il teppista premette il pulsante per qualche istante, poi si voltò verso di loro per rispondere
“Ehi, gli sbirri possono credere quello che vogliono, ma nella nostra zona non capita niente senza che noi lo veniamo a sapere! Come credi che siamo sopravvissuti fino ad oggi?” Proprio allora il rumore dello statico proruppe da un altoparlante vicino al pulsante che il ragazzo aveva premuto e una voce elettronica fece la sua comparsa
“Richiedere” Ordinò brevemente l’attrezzo
“Vorrei richiedere il permesso di Ishmael per attraversare il Rifugio: siamo in tre e non abbiamo intenzioni ostili” Rispose il teppista avvicinando le labbra il più possibile al congegno per evitare che l’usura impedisse al suo messaggio di arrivare.
“Chi è Ishmael?” Riprese Izu sempre preoccupato
“Ishmel?” Ripeté l’altro allontanandosi dall’interfono, probabilmente per evitare di essere sentito “É un vecchio prete storpio che ha messo su questo posto: è una buon’anima, non farebbe male ad una mosca. Tenta di dare un posto in cui scaldarsi e qualcosa da mangiare ai poveracci che non hanno casa o soldi. Non dovete preoccuparvi, è un po’ inquietante, ma è innocuo… E non farà di certo la spia agli sbirri: sa che quelli sono dei bastardi” Izu annuì col capo, incapace di abbandonare la sua apprensione e attese insieme alla loro guida. Infine, con un rumore sordo, la serranda si alzò e li lasciò entrare.
La rampa proseguiva per un lungo, lunghissimo tratto in discesa, le pareti di cemento grezzo decorate solo da una striscia continua di colore giallo, se si faceva eccezione per le molteplici macchie di umido che invece abbondavano ovunque. Tempo pochi passi e la scarsa illuminazione che proveniva da fuori fu insufficiente per vedere bene, rendendo il posto ancora più spettrale e lugubre, ma, proprio in quel momento, sopra le loro teste sfarfallarono delle lampade al neon, accendendosi mentre passavano. Il loro funzionamento era tutt’altro che perfetto e alcune si spegnevano non appena avevano dato il primo segno di vita, solo per poi tornare brevemente dal regno dei morti per qualche istante e poi ripetere il tutto… Inutile dire che tutto ciò non giovava all’aspetto da oltretomba che il posto aveva, creando ombre e inquietanti giochi di luce che sembravano ora nascondere ora rivelare pericoli in agguato… Giunsero infine al fondo della rampa, che terminava in uno spiazzo più ampio sul cui soffitto correvano svariati tubi di ferro arrugginiti e di varie dimensioni, portando chissà cosa chissà dove. I palazzi di EcatombCheriArk erano un patchwork di architetture di varie epoche, così come i loro materiali; a seguito della bizzarra legislazione in fatto di edilizia urbana, case che ancora montavano obsolete tubature in metallo potevano sorgere di fianco a palazzi dalle vetrate in vetracciaio con condutture a flusso gravitazionale… Pareva che l’abbattimento di una struttura non fosse deciso in base alla sua utilità, ma piuttosto a quanto era “propizia” per il flusso energetico del Sigillo.
“Ehi, tranquilli!” Esclamò la loro guida vedendoli sempre più stretti tra loro e con gli sguardi sempre più rivolti verso le macchie d’ombra nel tentativo di penetrarle “Questo posto è sicuro: sembra così brutto solo perché è vecchio! È dei tempi in cui ancora le auto private potevano viaggiare sulle strade: questo posto doveva servire a parcheggiarle. Adesso gli hanno costruito gli altri palazzi così vicini alle entrate che non si riuscirebbe neanche a farci entrare una monoposto, così i disperati se lo sono preso. Meglio che lasciarlo ai topi, no?” Izu non sapeva cosa dire, ma fu sollevato dall’imbarazzo di dover dire qualcosa dalla voce elettronica che riecheggiò da un altoparlante sopra le loro teste.
“Prego, attendete qui l’arrivo di Ishmael” Richiese senza alcun tipo di emotività la voce, gracchiando un po’ sulle E che dovevano affaticare un po’ troppo le parti guaste dell’altoparlante.
“Beh, adesso non dovrebbe volerci molto. Mi dicono che il vecchio riceve sempre in fretta gli ospiti” Il silenzio calò su di loro, mentre attendevano al centro di uno dei dispersi cerchi di luce formati dalle lampade funzionanti. Di lontano si sentivano echeggiare suoni metallici, forse qualche macchinario al lavoro, forse un montacarichi; poi di tanto in tanto giungeva qualcosa di simile a qualcuno che parlava con la voce alta, ma era impossibile dire se fosse davvero così. Ma il teppista aveva detto il vero: non ebbero molto tempo per prestare attenzione a quei suoni distanti, perché dopo breve la serranda di fronte a loro si mise a cigolare sollevandosi e lasciando filtrare nuova luce. Come un sole di luce fredda, il bagliore invase lo spiazzo portando una sensazione di sollievo, poiché, benché fosse sempre la luce dei neon a rischiarare l’ambiente, almeno questa volta sembrava abbastanza regolare da non creare tutte quelle inquietanti ombre. Al centro dell’apertura che andava formandosi davanti a loro, una piccola figura si faceva avanti in controluce. Anche se la coreografia avrebbe certo fruttato molto per impressionare i nuovi arrivati, poco poteva fare la loro nuova guida per sfruttarla; alto forse poco più di un metro, il custode che veniva loro incontro era ammantato di un pesante telone, probabilmente reperito in qualche discarica militare, perché aveva una texture mimetica. Tale drappo era palesemente troppo lungo per la sua minuscola statura, strisciando dietro di lui per ben di più di quanto fosse alto, dandogli un aspetto ben poco regale. Anche se tale copertura nascondeva completamente la figura, coprendogli persino il capo e cadendogli sul viso tanto da avvolgerlo nelle ombre, la sua deformità era evidente anche dietro a questo mascheramento per le forme irregolari che proprio il telo assumeva cadendogli su quella che doveva essere la schiena e le spalle.
“Benvenuti…” Li accolse la figura con voce vecchia e stanca “… Siate i benvenuti nella casa dei poveri… Io sono Ishmael, come posso aiutarvi?” I due ragazzi fissarono la figura incappucciata con un poco di compassione: la sua voce sembrava genuinamente gentile e riuscì anche a dar loro un senso di sicurezza e di calda accoglienza, era davvero spiacevole che un uomo tanto gentile fosse flagellato da una deformità così terribile… Ma il loro compagno, avvezzo più di loro alla vita di strada, non si lasciò toccare da questo particolare e si fece avanti con totale tranquillità e distacco
“Buongiorno a voi, Lord Ishmael… Sto tentando di condurre questi ragazzi in un posto sicuro, ma gli sbirri ci cercano e l’unica via sicura pare passare di qui… desidererei che ci concedeste il permesso di attraversare il vostro territorio”
“Vi prego…” Cominciò Ishmael accompagnando la supplica con un gesto del suo braccio ammantato, o di una qualche deforme appendice che ne occupava il posto “… Non c’è bisogno di una simile formalità. Non sono Lord di nulla e questo luogo è proprietà di tutti coloro che cercano un riparo… Io sono solo uno tra questi. Piuttosto… che guai vi affliggono giovani miei?” Benché messi già più a loro agio, i due ragazzi, che pur avrebbero voluto essere sinceri con l’uomo, trovavano difficile riuscire a spiegare la loro situazione senza rivelare troppo
“Noi…” Provò titubante Izu
“Avete compiuto qualche crimine? Se così fosse sappiate che una persona che aspira a vivere degnamente deve saper riconoscere i propri errori e portare il peso delle proprie responsabilità, anche se questo significa soffrire… Non può dirsi davvero uomo colui che fa soffrire il suo prossimo senza rimpiangere tale gesto…” Colpito dalla forza delle parole del vecchio, Izu tacque per qualche istante, ma non era il momento di lasciarsi stupire dall’aver trovato un uomo tanto saggio: ora lui e Ari dovevano mettersi in salvo.
“N… No. Non abbiamo compiuto alcun crimine, stiamo fuggendo perché vogliono farci del male…” Disse sinceramente il ragazzo. Il prete rimase in silenzio, forse fissandolo da sotto il cappuccio
“…Tu dici il vero, ragazzo, lo sento…” Sentenziò quindi “Siete i benvenuti, allora. Vi prego, entrate!” Voltandosi in maniera piuttosto faticosa, l’uomo varcò nuovamente la soglia, entrando nella grande struttura alle sue spalle. I ragazzi lo seguirono, addentrandosi a loro volta: qui la luce rischiarava un poco l’ampio spazio che si estendeva forse anche per un duecento metri buoni prima di perdersi nella luce fioca. Benché infatti i neon fossero per la maggior parte funzionanti all’interno della struttura, a parte quelli vicini all’ingresso, gli altri emanavano una luce meno intensa e meno antipatica agli occhi, forse per non disturbare il sonno degli abitanti. Sì, perché lo spazio era ampio, ma non deserto. Decine e decine di persone erano sparse qua e là all’interno del vecchio parcheggio, distese su brande di fortuna, riscaldandosi con piccole stufette o simili strumenti senza fumo, raggruppate in piccoli capannelli per tenersi compagnia, tutte quante con vestiti di fortuna e dall’aspetto trasandato. Alcuni avevano addirittura montato delle piccole baracche fatte di lamiera o altro materiale recuperato per strada, creandosi una e vera propria abitazione all’interno di un’altra…
Al loro passaggio tutti quanti facevano un rispettoso inchino al vecchio e poi scrutavano i tre con il dovuto sospetto che chi è abituato a vivere in simili condizioni fa bene a conservare.
“Queste persone…” Riuscì finalmente a proferire Ari meravigliata “… Quante sono?”
“Qualche centinaio… Ma è difficile stabilirne il numero preciso…” Le rispose il vecchio senza smettere di camminare “… Di continuo alcuni se ne vanno e altri arrivano… Alcuni tornano a cercare fortuna in Città, altri tornano qui perché la stessa li ha scacciati…”
“É lei che dà loro da vivere?” Chiese lei notando che riusciva a ritrovare la sicurezza nella voce, grazie alla cortesia dell’uomo
“…Non sono che un povero vecchio… Posso solo tentare di organizzare gli sforzi di tutti gli altri che sono stati scacciati per aiutarci a superare un’altra notte fredda condividendo il cibo che riusciamo a raccogliere con un poco di fatica…”
“É molto bello quello che fate per tutte queste persone” Lo elogiò Ari, genuinamente convinta di ciò che diceva
“É troppo poco quello che faccio per tutte queste persone” Si rammaricò invece lui, forse chinando il capo sotto il manto che lo avvolgeva. Ari chinò il capo a sua volta, di nuovo colpita da quel senso di compassione, e rimase in silenzio… Poi fu il vecchio a tornare a parlare “Questo luogo è abbastanza sicuro, se volete potete fermarvi qui, ragazzi…” I due rimasero piuttosto sorpresi dall’offerta e subito cominciarono a vagliarla, ma il loro amico intervenne subito
“No, grazie Ishmael… Sei molto gentile, ma non vogliamo metterti altri guai addosso. I ragazzi hanno alle costole un bel po’ di sbirri… Devono averla combinata grossa e non vorrei che volessero riprenderseli con la forza”
“E tu non hai paura della stessa cosa?” Gli fece il vecchio di rimando
“Ah! Con gli sbirri mi ci pulisco dopo essere andato al cesso! Quelli non avranno mai le palle di venire a prenderseli dove ci stiamo noi. Sanno che li spaccheremmo di botte!”
“Capisco…” Fu il solo commento dell’uomo che continuava a camminare senza voltarsi indietro. Izu e Ari in fondo concordavano con le premure del teppista, specie perché sapevano di avere sulle loro tracce anche elementi peggiori della polizia… Non volevano coinvolgere altri in quella fuga e non speravano nemmeno che quella banda di teppisti riuscisse a nasconderli agli occhi della D’Monics, ma adesso avevano bisogno di guadagnare un poco di tempo, per magari trovare un nascondiglio migliore… O per lasciare che la Voce gli suggerisse un nuovo passo da fare…
Attraversarono in silenzio tutto il resto del parcheggio fino a giungere sull’altro lato dove le luci erano tornate bianche ed intense e dove c’era un’altra serranda simile a quella da cui erano entrati. Dovevano aver oltrepassato diversi isolati rispetto alla superficie e quindi adesso avrebbero anche dovuto essere distanti dalle pattuglie che prima li minacciavano… O così speravano…
Anche questa serranda si sollevò cigolando ad un gesto di Ishmael che, trascinando il suo cencio troppo lungo, ne varcò per primo la soglia, rientrando in un altro spiazzo speculare a quello dell’entrata. Il vecchio si fermò circa nello stesso punto dove era arrivato ad accoglierli sull’altro lato, poi si voltò verso di loro.
“Se mai aveste bisogno di un altro riparo o di cibo, sapete dove potete tornare, ragazzi… vi auguro la migliore delle fortune…” Disse sempre con voce sincera il vecchio
“Grazie tante di averci lasciato passare, Ishmael…” disse il giovane teppista salutando l’uomo
“Grazie davvero” Rimarcò Izu “Spero di poterla rincontrare”
“Spero che tu viva sempre abbastanza bene da non dover mai più essere costretto a ridiscendere qui, ma se mai ti dovessi trovare in difficoltà, noi tutti ti accoglieremo a braccia aperte…” Disse con tono paterno il prete
“Forza, ragazzi, andiamo! Ci manca poco per arrivare al sicuro…”
“Siete proprio sicuri di non volervi fermare qui, ragazzi? Mi sembrate delle persone oneste e meritevoli di aiuto… Sarei pronto a darvelo…”
“Oh, grazie, Signor Ishmael” Rispose Ari sapendo di parlare a nome di tutti e due “Non vogliamo mettere in pericolo lei e tutte quelle brave persone, avete già così tanti problemi da affrontare…” L’uomo rimase in silenzio, probabilmente fissandola dalle ombre del suo cappuccio
“Come desiderate…” Disse solo infine “…Lasciate che vi accompagni il più possibile, almeno…” Concluse incamminandosi insieme al teppista lungo la rampa di cemento, salendola con passo faticoso e lento mentre la saracinesca alle sue spalle si chiudeva forse per un sistema automatico
“No, no, la prego! Non si affatichi!” Cercò di dissuaderlo lei, ma il teppista sembrava non curarsene, più preoccupato invece che fossero loro a muoversi più che il vecchio a fermarsi.
“Dai, belli, mettiamoci in moto, non abbiamo tutta la notte!” Proprio mentre la saracinesca alle loro spalle toccava il terreno, anche Ari si rassegnò alla decisione dell’uomo e fece per salire la lugubre rampa… Mosse un passo e anche Izu lo fece, poi però, lui ebbe un sussulto, la strinse per un braccio fermandola improvvisamente e poi rimase lì impietrito per qualche istante. Nel frattempo il ragazzo che ora era tornato a essere la loro guida doveva essersi accorto della loro mancanza e si fermò per voltarsi indietro assieme al vecchio
“Che vi succede? Siete stanchi? Dai! Dobbiamo fare in fretta!” Ari, rivoltasi da qualche secondo verso Izu, stava tentando di decifrare lo sguardo del ragazzo, che, da come aveva sgranato gli occhi, non prometteva nulla di buono…