Questo è il più vecchio racconto che riguardi Caron. È anche il primo racconto breve che io abbia mai scritto. Questo significa che, sebbene sia certo importante come “pietra miliare” della mia storia artistica e della storia di Caron, come tutte le “prime” opere manca dell’esperienza di quelle che le seguono. Questo non significa che il racconto sia brutto, anzi, per me rimane abbastanza significativo, ma ammetto che è molto criptico e, quasi certamente, risulterebbe di difficile fruizione se non comparisse insieme a tutti gli altri racconti.
In questa storia è estremamente degna di nota una questione “teologica”: noterete quasi subito che la scena si svolge in una chiesa. Notate che intendo proprio Chiesa, non tempio o monastero; questo per dire che non si parla del luogo di culto di una religione di fantasia, tipo il Culto di Orimmar Dio delle Tempeste, ma si parla di un culto con cui noi abbiamo una familiarità “reale”. Questo è un problema duplice… In primo luogo sia chiaro che non voglio urtare la sensibilità di nessuno, non prendo alla leggera la fede religiosa e non mi permetterei di “metterla in gioco” in un racconto… Tuttavia è necessario il riferimento esplicito. “Perché?” Vi chiederete… Il problema è finemente tecnico: il racconto è breve e breve deve restare. Non potevo e non posso quindi dilungarmi nella lunga descrizione di un culto di fantasia che nessuno conosce. Molto più congegnale invece è fare riferimento a un immaginario che tutti quanti condividiamo per rendere bene l’idea del “contraltare” di Caron in questo racconto.
Il problema sorge però dal fatto che il sacerdote del racconto è un figuro rigido e di vedute di certo classiste e reazionarie e per di più si erge a difensore del mondo costituito non solo a nome proprio, ma anche in quello secolare della chiesa. Di questo, credo, molti se ne potrebbero avere a male. Va anche però detto che non dovete pensare che io abbia voluto rappresentare in questa storia la mia immagine della Chiesa contemporanea. Sebbene non stimi personalmente l’operato della chiesa nel nostro tempo, non credo che sarebbe giusto attribuirle le caratteristiche negative che emergono dal racconto. Quella che descrivo nel racconto (essendo tra l’altro esso un Fantasy) è ovviamente la chiesa cattolica di quelli che vengono chiamati “I Secoli Buii”, la chiesa del medioevo, cioè. L’istituzione ecclesiastica che redarguisce Caron non è la moderna chiesa cattolica, ma quella dell’inquisizione e delle decime ai contadini e della connivenza con il potere temporale. Ripeto: credo che la chiesa sia andata molto lontana da quei tempi (anche se non quanto vorrei), ma Caron non vive nei nostri giorni, vive dove regna la spada e la magia e i contadini arano ancora con il bove e pagano le decime al vassallo.
Precisata questa differenza, suppongo che esista un’altra domanda dietro la prima fatta varie righe più sopra, cioè: che genere di struttura di culto esiste nel mondo di Caron? Cioè: il mondo di Caron ci sono dei di tipo Fantasy/Pagano (Odino, Thor, Tiamat e via dicendo) oppure è più aderente a un Fantasy Gothic dove tutto si svolge all’ombra delle cattedrali e in cui la lotta bene/male ruota intorno all’asse Dio/Diavolo?
In realtà, questa è davvero una domanda cattiva... Per rispondervi devo spiegarvi un poco del modo in cui Caron è nata nella mia mente e per questo fare una parabolica deviazione alla quale non vi costringerò, ma che potrete leggere cliccacndo qui.
Continuando sui dettagli del racconto, nota speciale merita il suo vecchio titolo che è poi anche la sua conclusione: “God Bless the Ring”. Questa frase fece la sua comparsa come sottotitolo di un videogioco giapponese (in stile arcade, tipo Tekken, per chi se ne intende) piuttosto datato denominato “Ehrgeiz”. Il gioco in se stesso non merita alcuna menzione: era un gioco abbastanza semplice per playstation come tanti se ne sono visti, ma il senso della frase mi è rimasto impresso: badate bene che il senso di “Ring” in questa frase non è quello di “Anello”, ma del meno prosaico “Ring da combattimento”. Quello dei pugili, per intenderci. Perché dunque “Dio Benedica il Ring”? Beh, a dire il vero questo racconto era un primo tentativo di spiegare questa mistica attrazione per il campo di battaglia (che è diverso dalla guerra, si badi bene) anzichè per la quiescenza e il docile riposo. In origine dovevano essere una serie di racconti che avrebbero dovuto occuparsi di questa frase emblematica, ambientati ciascuno in luoghi e tempi diversi, con ambientazioni completamente diverse… e questo avrebbe dovuto essere il primo. In realtà il progetto, come molti altri, è rimasto nel cassetto, soprattutto perché il concetto di Ring si è evoluto piano piano nella mia mente abbandonando il grezzo profilo che aveva ai tempi di questo racconto. Conservo comunque un buon ricordo di questo perché era il primo tentativo di esprimere un simile concetto e il primo tentativo di lunghezza ridotta. Prego quindi di scusarmi ancora una volta per lo stile giovanile del racconto, ma, come anche per tutti gli altri, desidero condividere con voi anche i pensieri primi che hanno dato vita a un mondo complesso come lo è Caron, perché si possa avere un’idea più completa di tutta la sua profondità. Così ora vi lascio al melanconico suono del

...Il Funerale del Rifugio.