“Oh, davvero? Al suo ritorno non mi aveva espresso le sue perplessità in questi termini, signorina Amabel. Era questa verifica che l’ha spinta a questa sua “esplorazione”? Avrebbe potuto anche chiedere direttamente a noi queste informazioni… O ha addirittura pensato che le avremmo potuto mentire?” Non mi stanco proprio mai di avere torto, eh? Guarda in che super pasticcio mi sono ficcata solo per fare bella figura con una frase ad effetto… Qui è il caso di giocarmi il jolly…
“Ma assolutamente no! – devi toglierti questo vizio dell’”assolutamente”, Amabel: non ci crede nessuno… – Se non vi ho sottoposto questo dubbio è stato solo perché era di poco conto e non volevo importunarvi con una verifica che potevo fare tranquillamente da sola e fuori dagli orari di lezione” Ecco sì, proprio così… Ora continua solo a sorridere e a sperare che gli insegnanti del Paradiso non leggano nel pensiero… Il che è molto probabile… Oppure no, altrimenti che cosa ci farei ancora qui? Mmmm… Cara Amabel ci stai cascando di nuovo in questo vizio di fare la curiosa…
“Capisco… È stata davvero una premura gentile da parte sua, signorina Amabel. In ogni caso, ricordi sempre che il personale docente del nostro Istituto è qui proprio per curare la sua istruzione e come tale può provvedere a erudirla su tutto ciò che è importante sapere”
“Oh, la ringrazio infinitamente Signora Direttrice… È solo che a volte ho l’impressione che i nostri insegnanti non gradiscano che siano gli studenti a proporre gli argomenti che vorrebbero chiariti…” Ma nooooooo! Cosa dico?! Ho abboccato proprio come un pesce lesso! E dopo un simile salvataggio sul limite!
“Signorina Amabel…” Ulp! Ha alzato di colpo lo sguardo e ora mi fissa da sopra gli occhiali… Devo aver proprio toppato alla grande “…I nostri colloqui a volte mi lasciano incerta riguardo le mie capacità comunicative…” Correggo: toppato all’ennesima potenza “…Infatti mi sembra di doverla consigliare spesso sulle medesime vicende. Non ha la stessa impressione?”
“Io…”
“…Ad esempio quello che mi ha appena detto mi riporta ad alcuni dubbi circa la seconda parte della domanda che ha rivolto alla signorina Elisea. Quando lei infatti chiede “perché tutte le cose che stiamo studiando non ce le ficcano in testa direttamente con qualche specie di miracolo, anziché farci stare qui in classe?”, io mi domando se…”
“Oh, no… Cioè, quello… Io non volevo assolutamente dire che… Cioè che preferirei che fosse così. Mi trovo bene con lo studio e non l’ho detto perché non volevo fare fatica a…”
“…Precisamente, signorina Amabel…”
“Sì, ecco, io non volevo che lei pensasse che…”
“…Intendevo che questo era precisamente quello che temevo, signorina Amabel”
“Cos…”
“Vede, signorina Amabel, in realtà sarei molto più felice se il suo percorso formativo fosse ostacolato da cose come la fatica per gli studi. Lo sarei perché a ciò potrei provvedere” Ora si alza dalla scrivania… Io lo so… lo so… ora lo fa… “Invece, come temevo, la sua domanda non era un appello a trovare un metodo di insegnamento meno faticoso…” Ecco, lo ha fatto… E ora va alla finestra, lo so già “…Ma lei si stava invece ponendo un quesito ben più sottile: se possono, se ne hanno il potere, perché non lo fanno? A quale fine il metodo è concepito così? Perché in un modo piuttosto che un altro? Qual è la logica di questo comportamento?” Ahi… È proprio davanti alla finestra… Le ultime volte che durante il colloquio si è messa a guardare fuori le cose non sono andate proprio bene… “Questo suo atteggiamento a volte mi porta a chiedermi se lei ha effettivamente chiaro quale sia il fine della vostra temporanea permanenza qui all’Istituto”
“Ah, be’… Noi… Noi siamo qui perché… Cioè, voi… L’Istituto ci deve preparare a una nostra futura “ascensione”…”
“Corretto. Tutti quanti gli studenti qui presenti sono dei “prescelti”, lei compresa, signorina Amabel. Siete stati scelti perché, per ricompensarvi della vostra condotta terrena, possiate diventare Angeli. Sono i nostri insegnamenti quantomeno riusciti a renderle almeno immaginabile cosa significhi questa possibilità?”
“S… Sì… potremo diventare i messaggeri del Signore… Noi…”
“Potrete ascendere a un livello di esistenza dove non esiste dolore o timore, ma solo gioia e piena coscienza del divino. La luce sacra che ha generato il Creato vi avvolgerà e vi renderà immensi e perfetti. Si rende conto di questo, almeno per quanto sia possibile capirlo ora, con ancora la percezione mortale a farle da limite, signorina Amabel?”
“Io… io immagino di poter comprendere, per quanto possibile…”
“Allora, vista la sua grande propensione per la logica, riuscirà a comprendere con più chiarezza che lo stadio a cui deve ascendere ha poco a che fare con quello che ha finora sperimentato e che pertanto deve massimamente sforzarsi per raggiungerlo”
“S…Sì. Io… Io questo lo capisco abbastanza bene, Signora Direttrice, ma…”
“Ecco… Vede, signorina Amabel? La logica pare appassionarla, ma in fine non le si dimostra particolarmente chiara. Se avesse realmente compreso, come dice di aver fatto, il vero senso di questo impegno, la sua frase non si dovrebbe affatto concludere con un “ma”, non ho ragione?”
“Io… Vede, Signora Direttrice…” È curioso, ma cambia sempre qualcosa nell’aria quando la Direttrice si mette a parlarti senza rivolgerti lo sguardo, quando ti riprende guardando fuori dalla bellissima finestra della stanza. Forse è perché non è la prima volta che glielo vedo fare e perchè comincio a intravedere come finirà questa discussione, ma quando si gira di spalle ho sempre l’impressione che la parola “guai” non basti più a definire la mia situazione… Quando sono nei guai parlo un sacco da sola, infatti… E sono anche piuttosto sarcastica… Ma quando la Direttrice mi dà le spalle… Be’ tutta l’ironia che ha l’assurdità della situazione di essere morta, ma viva, comincia a non sembrarmi più tanto divertente… E comincio a non trovare più nemmeno le parole per parlare con me stessa…
“Che cosa devo vedere, signorina Amabel? C’è forse un altro fatto “curioso” che la “distrae” dal suo percorso di studi? Lo sa? Tutti i suoi insegnanti sono dispiaciuti di vederle perdere tempo inseguendo queste “materie extracurricolari”, per così dire. In effetti, tutti concordano nel riferirmi che se lei sfruttasse le sue doti per apprendere le materie di studio, riuscirebbe brillantemente in ogni materia”
“S… Sì, Signora Direttrice… Mi spiace di essere fonte di preoccupazione per lei e i miei insegnanti… Però, vede, io… Ci sono delle cose che un poco mi colpiscono e che mi lasciano confusa su come devo seguire le nostre materie di studio per raggiungere i nostri obiettivi… Proprio a proposito delle lezioni… Io mi impegno davvero nell’apprendere le nozioni che mi vengono fornite, ma…”
“Quello che vedo è che, oltre a un “ma”, ora nella sua frase è comparso anche un “però”, signorina Amabel. Fanno due avversative nella stessa frase… O in due mezze frasi mai concluse, se preferisce”
“Sì, ma…”
“E questa è la terza”
“Io… La prego, sia comprensiva! Quello che voglio dire è che nella lezione sulla fauna di Arborea, che ho seguito non più di due settimane fa, il manto del Carmantino Selvatico era descritto come “Un rosso vivo e con riflessi che sembrano essere quelli dell’argento”, ma nello scorso quadrimestre quando parlavamo della “Ornitolgia generica dei Paradisi”, era invece definito come “Colorato in tre sezioni distinte di giallo, rosso e blu e con una lunga coda”! Io… Io non ho portato alcuna obiezione in classe, ma… Ma… Ma faccio fatica a credere che una simile informazione possa variare da un quadrimestre con l’altro o che un insegnante di questo Istituto possa sbagliarsi o confondersi: lo capirei se parlassimo di un volatile del mondo reale, ma…” Quando finisco questa labile difesa mi accorgo che ho usato ben cinque “ma” nella stessa frase, di cui tre erano uno di fila all’altro. Non sono più nemmeno seduta composta sulla sedia: nel tentativo di far sembrare più convincente la mia disperazione mi sono sporta verso la direttrice, quasi a volermi alzare… Cosa che, ovviamente, so benissimo essermi proibita. Mi sento talmente in trappola che la mano che mi sono portata sul cuore come a mimare un giuramento, mi fa sentire il mio respiro corto e affannato… Con questa uscita ho dato così tanti spunti alla Direttrice per riprendermi che se ancora non l’ha fatto è solo perché ha l’imbarazzo della scelta…
“Davvero, signorina Amabel? – Arriva infatti puntuale la domanda della Direttrice – E, al suo posto, quale degli altri studenti ha portato all’attenzione dell’insegnate questo dettaglio che di certo è fondamentale?” Chiusa all’angolo un’altra volta… E mi ci sono proprio cacciata io. In effetti anche a me sembra davvero un particolare stupido e insignificante… Ma d’altra parte, se davvero lo fosse, mi chiedo perché ce lo insegnino. Ma forse è proprio quello che la Direttrice vuol vedere se ho l’ardire di obiettare… E se non lo faccio, non posso fare altro che riconoscere l’inutilità della mia osservazione…
“I… Io… No, Signora Direttrice, ne… Nessuno lo ha fatto notare al Professore…” Mi ritrovo a rispondere sperando così di non cadere in nessuna delle due pericolose situazioni. Ma è solo fatica sprecata…
“Oh, quindi nessuno dei suoi compagni ha sollevato le sue stesse perplessità sulla questione del manto del Carmantino Selvatico di Arborea?”
“N… No”
“E quindi, secondo lei, nessuno dei suoi compagni si ricordava questo particolare che lei invece aveva memorizzato così diligentemente”
“N… No… Io… Io non ho mai detto questo… Io…”
“No, non lo ha detto, Signorina Amabel, ma vista la sua propensione per certi ragionamenti “logici”, sono certa che tale particolare, il fatto che nessuno abbia sollevato la questione come lei avrebbe voluto fare, intendo, l’avrà fatta “riflettere”, mi sbaglio?”
“N… No, non si sbaglia, Signora Direttrice, ma…”
“…E a quale altra conclusione logica potrebbe essere mai arrivata, riguardo al fatto che i suoi compagni non hanno sollevato rimostranze circa tale discrepanza, se non che lo avevano tutti quanti scordato?” La domanda viene sottolineata dallo sguardo della Direttrice che, con la coda dell’occhio, torna a fissarmi sempre rimanendo alla finestra, come per chiarire quanto soppeserà la prossima frase che dirò.
Deglutisco a fatica… So che le risposte non mi mancano… Sì, è vero: me lo sono chiesta parecchie volte perché su questo e su altri particolari che cambiavano da quadrimestre a quadrimestre nessuno abbia mai detto niente… E, sì, mi sono data diverse volte risposte che mi sono sembrate tutte molto sensate… A nessuno importava, per esempio. Oppure avevano paura di dire a un insegnante “Mi scusi, ma ha sbagliato”. Oppure perché sapevano che in questo luogo fare obiezioni è il modo più semplice per finire dalla Direttrice, che era il motivo per cui io non ho detto nulla… Ma, anche così, ci sono finita comunque, in Direzione.
Come al solito, non posso che cercare di limitare i danni…
“Io… io non posso davvero sapere il motivo delle azioni dei miei compagni, né delle loro non-azioni, Signora Direttrice. Quello che posso dirle è che io non l’ho fatto perché non volevo assolutamente mancare di rispetto a un insegnante…” Anche se sono tornata a rintanarmi in una posizione contrita sulla grande sedia di fronte alla scrivania, anche se ho lo sguardo basso nel tentativo di sembrare il più insignificante possibile, anche così riesco a cogliere quell’impercettibile differenza sul profilo della Direttrice… Sta sorridendo. No, non è affatto divertita. No, non è affatto felice. O forse sì, forse un po’ entrambe le cose, ma, sopra ogni cosa, credo sia intrigata. Tutte le volte che vengo qui (e ora mai non stanno più sulle dita delle mani) finisco sempre per partire alla carica con le mie spiegazioni, convinta di riuscire a cavarmela con qualche arguta osservazione e ogni volta la Direttrice invece mi ricorda presto come sia lei a guidare le danze… Forse è proprio questo che la intriga. Forse trova intrigante vedere quanto a lungo riuscirò a trovare una scappatoia tra le sue domande senza ammettere che non mi fido affatto di questo Istituto… Dio, spero davvero che non sappiano leggere nel pensiero…
“Molto bene, signorina Amabel… Il rispetto è una cosa molto gradita in questo Istituto. Tuttavia, nel rispetto che nutre per il suo professore di Biologia, vedo che non ha trovato posto il pensiero che lui non avesse affatto sbagliato…”
“M…Ma… Così… Finirei per… per non credere a quello che ha detto il Professore nel precedente quadrimestre…” Mi trovo a dire a voce alta, esternando quello che avrei voluto fosse solo un appunto mentale. Ma sono ormai così all’angolo che davvero non riesco a trattenermi. Che figura… È come se le avessi detto in faccia “Sta cercando di mettermi in difficoltà facendomi cadere in contraddizione?”
In realtà la Direttrice deve aver preso questa uscita disperata come una specie di bandiera bianca, perché ora sì che il suo sorriso si è fatto divertito, proprio come chi sa di essere oramai a tre mosse dallo scacco matto. Si volta addirittura e lascia la temibile finestra, tornando al suo meraviglioso scranno, segno che anche il suo umore è migliorato… ma non per questo ha intenzione di lasciarmi andare così facilmente… In fondo mancano ancora quelle tre mosse…