Dirty Pair (Part 1)


Sotto il cielo grigio, la discesa al fiume, fatta di ciottoli e di residui di pattume più che altro, aveva un aspetto a dir poco sinistro e post-atomico, il corpo disteso della giovane rossa, contribuiva solo a rendere la cosa ancor più degradante; le prime gocce di una pioggia leggera, quasi pacificatoria e rilassante per quel clima opprimente, caddero sul viso di Sara, distogliendola ancora una volta dallo svenimento in cui stava per piombare costantemente. Tuttavia, la coscienza a cui la ragazza rimaneva appesa era poco più di una fosca visione di ombre sfumate e l'ovattato udito di echi lontani... Passò qualche istante prima che realizzasse che c'era un rumore di fondo non naturale, poi una figura sfuocata comparì al limite del suo campo visivo... Una voce, o ciò che più si avvicinava al suo ricordo di essa, forse quella di una donna dal tono acido e sarcastico, o quella di un maschio qualche ottava sopra il normale, irruppe nelle sue frastornate orecchie
"Ma guarda guarda... Pensavo che ci fosse il divieto di balneazione in questo posto..." Una seconda voce, un poco più calda di quella di prima, ma ugualmente distaccata e quasi annoiata, si fece sentire in risposta
"Già... Secondo te è viva?" Senza vero interesse per la questione. La figura al limite del suo occhio, si avvicinò fino a sovrastarla in questa macchia in contrasto per l'accostamento dei chiari e degli scuri, poi, con davvero un filo di sadismo, bussò leggermente un paio di volte con la punta della scarpa sul fianco di Sara, che tentò di contorcersi per il dolore, ma finì unicamente per mugulare un poco.
"Ehi! Pare che sia proprio viva!" Sentenziò ironicamente
"Forse è meglio comunque che la molliamo qui, sarà solo un peso, e magari ha tentato di suicidarsi e noi le stiamo rovinando tutto..." Commentò cinicamente l'altra da fuori del suo campo visivo
"Beh, chiediamoglielo..." La figura sopra di lei si chinò, forse appoggiando le mani sui fianchi marcando il fare assolutamente rilassato, improprio per la situazione di pericolo "Allora, piccola... Hai voglia di continuare a vivere?" Il sarcasmo cinico che traboccava da quelle parole e da quel tono fu così pungente che riuscì a farsi sentire persino attraverso il muro di dolori che stringevano Sara. La ragazza fece di tutto per voltare il capo verso l'ombra e, stringendo i denti, sibilò la sua risposta...
"V...Vaff...fanculo...
"Ehi!" Esclamò la figura rialzandosi e presumibilmente voltandosi verso l'altra "Pare proprio di sì!" Interpretò a suo dire, per poi tornare a rivolgere le sue attenzioni al corpo disteso di Sara "Beh, allora adesso ci pensiamo noi, carina..." Forti braccia cominciarono a sollevarla; Sara, un poco presa dal dolore e dalla definitiva stanchezza, si appoggiò a qualunque cosa la stesse reggendo e si lasciò finalmente scivolare nel limbo dell'incoscienza...

"Grandioso, no?" Fece la figura aprendo un frigo di fortuna per prendersi della cola
"Hmmm?" fu l'unica risposta che risuonò nello scantinato
"Sì, voglio dire... Tanto per cambiare ecco qualcuno di sclerato che veniva a salvarmi le chiappe... Dico io: possibile che i buoni samaritani destinati a salvare me non possano essere delle persone più normali, come la sottoscritta?"
"Hmmmm! Hmmm hmmmhmm!"
"Dici che non bisognerebbe giudicare solo dalle apparenze? Beh, fidati: non so se Bob e la sua congrega fossero una combriccola tanto più psicolabile di quella in cui ero finita..."
"Hmmm! Hmmmm Hmmm HMMMMM!!
"So che hai ragione... Non dovrei parlare così di chi mi ha salvato la vita..." Lasciò in sospeso la frase mentre, dopo una lunga attesa meditativa stappava la lattina "...In fondo se dopo ciò che ho passato con loro sono ancora così affabile... Significa che in fondo non erano poi così male, no?"
"Hmmm... Hmmmm Hmmmm hmmm...."
"Lo so che la pensi anche tu così, ma non è il caso di farmi altri complimenti... Comunque, se al momento in cui persi conoscenza ero piuttosto frastornata per le stranezze, al momento del mio risveglio avrei potuto chiamare ciò che avevo passato "il paradiso della normalità"..."

La prima cosa che tornò alla realtà fu l'udito: c'era un silenzio quasi irreale e allo stesso tempo non completo... I rumori di fondo, che si danno per scontati in qualunque ambiente, siano essi i grilli della campagna o le auto della città, questa volta se ne erano andati del tutto... Rimanevano invece i rumori particolari, quelli che di solito si distinguono perché sfuggono alla routine che siamo abituati ad escludere... C'era un rumore come di ferro che batteva contro qualcosa, ma era appena appena accennato, come fosse un minuscolo meccanismo in azione, ma non aveva la ripetitività necessaria per esserlo... E poi c'era un fiato; un poco affannato... No, non affannato, più ritmico che stanco. Rimbombava, come se l'ambiente fosse chiuso e allo stesso tempo ampio... 
La seconda cosa che si affacciò sul mondo era il tatto, ma non ebbe molto da dire: il suo corpo pareva intorpidito, eppure poco dolorante rispetto a quello che la mente di Sara, seppur confusa, si aspettava. Tutto ciò che pareva essere in grado di sentire era il discretamente comodo materasso di un letto sotto di lei e il torpore che appunto la pervadeva...
Prima di tentare di aprire gli occhi, Sara badò all'olfatto, ma anche questo le disse poco: a parte qualcosa di strano che pervadeva un po' subdolamente il luogo, il posto era spoglio di odori, se non quello di chiuso, ma anche questo risultava in un certo qual modo gradevole, essendo le essenze fermatesi caratterizzate da un che di deciso ma accattivante allo stesso tempo...
Infine Sara decise di provare a relazionarsi col mondo anche tramite la vista, ma, come già aveva previsto, il suo primo tentativo andò a vuoto... Tutto le comparve a macchie sfuocate, tutte che davano su tinte scure, tranne un punto da cui proveniva una intensa macchia bianca che la mente in avviamento di Sara identificò come una fonte luminosa, probabilmente una lampada da comodino: da lì proveniva anche quello strano rumore meccanico. Con un evidente sforzo di coordinazione, Sara mosse il capo, voltandolo verso la luce e provando ad emettere un suono per attirare l'attenzione... Nei brevi secondi che susseguirono il suo tentativo, la vista cominciò a schiarirsi, permettendole quantomeno di comprendere che vi era un tavolo, o una scrivania, sopra al quale era poggiata la lampada che aveva intravisto e che a tale tavolo era seduta una figura, intenta in qualche tipo di traffico con qualche oggetto minuto che le era per il momento indiscernibile. La figura sembrò sporgersi alla volta della ragazza, forse per controllarne le condizioni, o per assicurarsi che il flebile verso appena udito non fosse un rantolo di morte, poi si voltò verso il fondo della stanza alzando la voce.
"Ehi, tipa! La principessina si è svegliata! Vieni a darle un'occhiata che io ho da fare!" La voce era famigliare, anche se non ricordava dove l'avesse sentita ed era sicuramente di donna, anche se un po' rude. Gli occhi di Sara si sforzarono di voltarsi verso il punto a cui si era rivolta la voce ed incontrarono una porta, aperta, oltre la quale una strana macchia di colore pendeva salendo e scendendo ritmicamente; improvvisamente la macchia cadde, rivelandosi per una figura umana, piuttosto alta, che evidente era impegnata in qualche tipo di esercizio fisico.
"Guarda che anche io ero impegnata, bella! Potevi anche alzare il culo... Ti aiuterebbe a smaltire un po' di ciccia..." Appuntò una seconda voce anch'essa familiare, anch'essa femminile
"Get your ass in gear, baby..." Commentò la prima in intraducibile slang, sicuramente marcando la frase con una punta di risentimento per il commento dell'altra "... Sei tu l'addetta al pronto soccorso qui"
Per quel tempo, gli occhi di Sara cominciavano a smettere di fare i capricci e le fornivano una vista un poco più decente: la figura che veniva a fare la sua comparsa ai suoi occhi era quella di una donna, una giovane donna, decisamente alta e dal portamento sicuro e deciso, vestita di poco a dire il vero, con un top aderente grigio scuro bordato di rosso e dei bloomers piuttosto scosciati in coordinato. La pelle della giovane era solo un poco abbronzata, ma comunque priva di qualsivoglia imperfezione, il fisico era sodo e quasi scolpito, conferendo l'idea di una forza e capacità atletica ben superiori alla media, ma allo stesso tempo assolutamente privo della benché minima traccia di mascolinità; lo sguardo di Sara salì su per le gambe perfettamente lisce e rassodate dall'esercizio e raggiunse il viso, soffermandosi un attimo sul seno che, a dire il vero, la mise un poco in soggezione, abbondante e allo stesso tempo sodo ben oltre quello che aveva anche solo sperato di avere. Il volto, una volta superato il complesso di inferiorità che l'aveva bloccata qualche spanna più sotto, rivelò i suoi tratti dolci ed allo stesso tempo un poco affilati, il naso minuto, all'insù, rendendosi perfettamente aggraziato, gli occhi la colpirono più del resto, perché sebbene grandi come si conviene a un viso bello come quello che stava osservando, tradivano, aiutati certamente dal trucco leggero che marcava la caratteristica, una certa acutezza dei bordi, tipici di chi ha sangue asiatico nelle vene. Per finire, i capelli, castani e ribelli, si agitavano con noncurante grazia davanti alla fronte, dove erano liberi, per essere invece costretti in ordine dentro a dei boccoli di stoffa dai bordi di merletto che stavano ai due lati del capo, vicino alla nuca. Imperante su quel viso, stava un'espressione che un poco stonava: non si sarebbe detta l'espressione adatta a un viso di ragazza tanto bella, visto che la flessione delle labbra le dava un perenne tono furbesco ed imprevedibile, di chi la sa lunga e che allo stesso tempo procede per vie molto dirette e prive di giri di parole e convenzioni...
"Allora?" Esordì l'orientale "Riesci già a sentirmi?" La giovane fece per avvicinare la mano al volto di Sara, probabilmente per accertarsi della dilatazione della pupilla o cose simili, ma quando Sara potè meglio scorgere i polsi della figura, fino a quel momento certo la parte meno appariscente, potè notare i bracciali borchiati di punte che li avvolgevano e ritrasse il capo colta di sorpresa
"Ma che cazz..." Riuscì flebilmente a proferire a mezza voce mentre scostava il capo con lo scatto più veloce che poteva permettersi
"Calma, calma..." Provò proprio blandamente l'altra "Non vogliamo farti del male..."
"Che... Cazzo è successo?" Tossicchiò la rossa puntellandosi coi gomiti per risollevarsi
"Bella domanda, speravo di saperlo da te... Come ti chiami?" Rilanciò la giovane, un poco noncurante delle condizioni precarie della sua paziente
"Sara..." Fece istintivamente lei, subito pentendosi di aver ceduto così facilmente una simile informazione "...e voi?" Tentò di rifarsi subito
"Non ha una grande importanza..." Sorvolò un po' troppo vagamente l'altra "Allora... Hai fatto un bel bagno nel fiume, eh? Oh, già che ci siamo... Senti dolore da qualche parte?" Sara fece un attimo mente locale, raccogliendo i segnali ancora una volta incoerenti del suo corpo
"N... No..." Le parve corretto concludere infine. Abbandonando quel principio di interessamento, l'orientale si voltò verso la seconda ipotetica figura e lanciò una stilettata
"Visto? Te l'avevo detto che avrebbe funzionato! Hai perso la scommessa! Adesso mi devi una birra!" Ma a quella tipa, le interessava davvero che fosse viva o meno, o l'aveva ripescata solo per farsi quattro risate? Cominciò a chiedersi Sara un poco perplessa...
"Sì, sì, certo..." Fece l'altra voce tediata dalla sconfitta
"Avevamo scommesso..." Spiegò l'orientale tornando a voltarsi verso Sara, come se alla ragazza in quel momento davvero potesse importare "Che non saresti riuscita a riprenderti senza dolori, ma ho vinto la scommessa!"
"Co...Come?" Tentò di connettere la ragazza con scarsi risultati
"Ti ho fatto assumere un potente sedativo, hai dormito per circa una settimana, nel frattempo ho trattato le tue ferite con dei medicamenti da favola... Ero sicura che ti saresti ripresa quasi al meglio..." Aveva fatto tutta quella fatica... Davvero miracolosa, a dire il vero... Perché voleva aiutarla... o per vincere la scommessa con quell'altra?
"Dove... Dove siamo?" Continuò confusa la ragazza, scrutando le pareti a lei visibili della camera, non potendo fare a meno di notare che l'illuminazione era totalmente artificiale e che le finestre erano totalmente assenti per quel che poteva notare
"Da nessuna parte" Sentenziò misteriosamente l'orientale "Ma qui sarai al scuro. Ti abbiamo portata qui dopo che ti abbiamo ripescata dal fiume..." A Sara cominciarono a tornare alcuni ricordi, uno in particolare... Così, presa da quel momento piuttosto scevro di sentimentalismi, si lasciò portare dal suo carattere impulsivo e lanciò la domanda
"Ah, ora ricordo..." Anticipò lei "...Sei tu la stronza che mi ha preso a calci?" Fulminò precisa, mutando lo sguardo da stanco e avvilito a quello piuttosto alterato di chi può subire un simile torto ed ha la possibilità di renderlo, anche se in quel momento era ben cosciente di essere in una situazione un po' diversa. Ora: Sara si aspettava tante cose, dalla rabbia a una replica acida per la sua mancata riconoscenza, invece, quello che successe fu davvero sorprendente. Senza che la stoccata lasciasse alcun segno, l'altra le rispose in tutta tranquillità, come se quella avanzata da Sara non fosse una provocatoria domanda atta a far sparire quel fastidioso sorrisetto anche solo in favore di uno sguardo adirato, ma una domanda lecita e assolutamente normale, inseribile nel contesto di una normalissima conversazione formale
"No, la stronza è lei" La informò indicandole con il pollice estroflesso dal pugno la figura retrostante, fino a quel momento rimasta nascosta dal corpo dell'orientale. Un'altra giovane donna comparve nella luce della lampada che aveva di fronte: seduta sulla sedia davanti alla scrivania, era difficile determinarne l'altezza, ma di certo non si classificava come "bassa", la pelle era decisamente ben abbronzata, con la bella tinta di chi è abituato a rimanere a contatto col sole per molto tempo a seguito di una costante vita all'aria aperta, priva anch'essa di ogni lentiggine o macchie deturpanti; da quello che le parve un top blu scuro molto aderente spuntavano braccia ben temprate da sicuro e persistente esercizio fisico, sotto la stoffa, mostrava le sue forme un seno marmoreo e dalle proporzioni perfette. Sopra di esso, un viso leggermente più arrotondato della sua compagna cinese, sfoggiava una perfezione dei lineamenti a dir poco mozzafiato e ospitava due occhi grandi e felini adatti alla sua perenne espressione disincantata che ben si accompagnava a quella dell'orientale. Ad incoronare un tanto bel viso, stava la parte certo più stupefacente: un fiume di capelli biondi lisci e lucenti come l'oro, che raggiungevano facilmente le cosce della ragazza davvero brillando alla luce della lampada, mentre sulla fronte rimanevano tagliati corti, in una frangia ben disposta anche se naturale. Da un primo sguardo, si sarebbe appena potuto intuire che la ragazza fosse solo di qualche anno più grande di Sara, non fosse stato per quello sguardo e quell'espressione, per non parlare del tono di voce, che inevitabilmente la facevano maturare all'occhio senza alcun appello
"Hi there, Kiddo!" La salutò la bionda, per niente infastidita dagli epiteti che le erano fino a quel momento stati rivolti, facendole l'occhiolino, mentre tra le mani teneva una pistola forse appena rimontata e la armava facendo scorrere il carrello appena oliato. Inutile dire che fu Sara, invece, ad essere piuttosto sorpresa dalla noncuranza con cui la ragazza maneggiava un'arma, tra l'altro piuttosto insolita, di calibro un po' troppo grosso anche per il suo fisico allenato.
"C... Che significa?" Chiese Sara rivolgendo uno sguardo poco convinto all'arma della bionda. Questa rimase a fissarla per un attimo, a sua volta sforzandosi di capire il senso della domanda, poi, non prima di aver battuto almeno un paio di volte i grandi occhi blu, rivolse lo sguardo alla pistola e fu folgorata dalla risposta
"Aah! Questa vuoi dire?" Domandò un poco ingenuamente "Uh... Beh, la tengo solo per... Per difesa personale, sì... Sai in che tempi viviamo, no?" Abbozzò lei. Sara fece correre lo sguardo nei pressi del tavolino, che ora cominciava a risultarle più chiaro e definito, potendo notare la spropositata quantità e varietà di pistole che erano appese al muro, alcune delle quali ancora smontate nelle loro componenti, e la moltitudine di bossoli e proiettili che cospargevano generosamente l'area. La ragazza, facilmente seguì lo sguardo di Sara che scandagliava la zona e le sue labbra si corrucciarono nell'espressione che appare sul volto del bambino colto con le mani nel vasetto della marmellata "Uhm... beh... Sono tempi molto pericolosi, no?"