Beh, questa storia è un po' più complicata della precedente da introdurre, benché contenga molti elementi affini... Come la precedente storia "How it Came to Be This Way", questo fu un racconto scritto per introdurre un personaggio da me giocato in una campagna di giochi di ruolo; il fato vuole che, oltre a essere qui, su questo sito, presentata dopo quella di Luna, la campagna stessa di giochi di ruolo fosse il seguito di quella alla quale aveva preso parte Luna. Pertanto rinnovo qui i miei ringraziamenti al signor ++Master++ che si premurò di ambientare le vicende che dovrebbero seguire questo racconto. Ancora una volta, il motivo della stesura di questa storia finì per influenzare non indifferentemente (e non diversamente dalla prima) il risultato finale; anzi, se possibile fu ancora più incisivo del ruolo che ebbe in "How it Came to Be This Way"... A partire dal Titolo... Infatti questa storia è rimasta per moltissimo tempo senza un vero e proprio titolo (avendo già usato quello perfetto per un background, "How it Came to Be This Way", per la storia del personaggio precedente), riportando alla cima della pagina del documento di Word la scritta "Ragazzina, Ragazzina, Lunga è la tua strada, ma ce la farai" tradotta in un inglese falsissimo che non mi azzardo nemmeno a riproporvi. Perché quindi senza titolo, direte voi? Per due semplici motivi. In primo luogo la praticità: non ci vuole un genio a capire che se avessi dovuto scrivere questo titolo nel banner che vedete in cima a questa pagina, sarebbe risultato un pessimo lavoro grafico. Come seconda cosa c'è come suona: sebbene il titolo ricalchi, a mio avviso, in modo perfetto il senso della storia, che è una storia di una difficile crescita, suona proprio come il testo di una canzone per bambini. Questo per un semplice motivo: lo è. Di fatti, quel titolo è una strofa della sigla italiana di "Pelyne Story" cartone animato trasmesso qui in Italia credo negli anni '80 della cui storia non ricordo praticamente nulla, se non il fatto che una bambina cercava il suo amato e perduto nonno (un po' come tanti cartoni del tempo, come "Remì" e altri). Sebbene il cartone di per sé non ha lasciato traccia nella mia psiche, la sua sigla invece mi è sempre piaciuta, anche se non particolarmente ricca né nella musicalità né nel significato: diciamo semplicemente che aveva quel non so che perfettamente adatto a raffigurare in musica la sensazione di partire per un lunghissimo viaggio alla ricerca della felicità anche se per un percorso travagliato. Questa è esattamente la sensazione che doveva esprimere la storia di Sara (la protagonista). Quando però ho dovuto presentarla al pubblico, cioè voi, mi sono reso conto che alcune cose che, in un circolo di amici, mi sarebbero state altrimenti perdonate, dovevano essere corrette prima di essere rivolte ad "estranei". Ho scelto così (con molta fatica, a dire il vero) un altro titolo che poteva essere più di impatto e più breve. La scelta è quindi ricaduta su "Fire is Never a Gentle Master", famosa citazione da una carta di Magic che qui si adatta alla perfezione. La traduzione del titolo si avvicina a qualcosa tipo "Il Fuoco non è Mai un Maestro Gentile", il cui senso è che, sebbene anche dalle esperienze più dure si possa ricavare qualcosa, esse sono destinate a lasciare dei profondi segni nella nostra coscienza e a cambiarci radicalmente.

Altro problema di questa storia, non dissimile da quella di Luna, è che la storia non solo non finisce del tutto (anche se credo abbia un senso logico a già di per sé) poiché aperta a un seguito futuro che avrebbe dovuto essere l'avventura del signor ++Master++, inoltre riceve anche contributi da altre fonti di cui un lettore casuale (quali siete voi) non sospetta nemmeno l'esistenza. Infatti Sara (sempre la protagonista della storia) non è proprio un personaggio attorno al quale ho costruito un mondo, è più vero che ho inserito lei in uno che avevo già in mente per vederlo sotto un altro punto di vista (Per chi voglia tediarsi con una spiegazione più approfondita di quello che io voglia dire, segua questo link). Questo significa che incontra personaggi mutuati da altre mie storie che vengono visti sotto una luce diversa, ma che risultano sconosciuti ai più (e questo li fa gustare un po' a metà). Comunque il personaggio di Sara è nuovo e genuino: nasce in questa storia, per cui la sua esperienza non dovrebbe essere compromessa dal non sapere esattamente chi siano i personaggi che incontra, anzi, forse aiuta a calarsi meglio nei suoi panni mentre incontra dei personaggi veramente strani...

Altra differenza e somiglianza con il racconto di Luna, sta nel fatto che proprio il suo carattere di background ha influenzato la scelta delle scene descritte: in "How it Came to Be This Way" il racconto è presentato a flash, scegliendo delle scene succulente da raccontare, anche distanti temporalmente tra loro, per poter descrivere, nel breve spazio di un background che non lascia spazio a divagazioni superflue, un concentrato di emozioni che spieghi come il personaggio si senta alla fine della sua storia. In questo racconto è anche peggio, se vogliamo. Cioè: pur mantenendo il carattere essenziale del racconto di background, cioè che non divaga troppo, pur essendo un concentrato di scene importanti, questa volta ho cercato di rendere il tutto come una storia continua, con solo pochissimi salti temporali, montando la storia perché, appunto, la protagonista incontrasse una serie serrata di avvenimenti che la mettessero alla prova in un brevissimo lasso di tempo, rotolando in una catena di eventi veramente sconvolgente. Il risultato è ovviamente la storia di una pioggia di avventure (o sventure?) sulla protagonista che hanno ben poco a che fare con il pacato tono di diario che potete trovare nel racconto di Luna. Ma a dire il vero, questo era proprio il mio obbiettivo e vado abbastanza fiero del risultato.

Una nota sulla collocazione temporale del racconto: essendo pensato come background di un personaggio che abitava lo stesso mondo di Luna, l'ambiente in cui si svolge la vicenda dovrebbe essere simile a quello di "How it Came to Be This Way" di cui cito semplicemente il brano dell'introduzione riguardante:

  • Per quel che riguarda il tempo, che non viene mai precisato nella storia, nella realtà dell’avventura era fissato intorno ai decadenti anni 2020 del Cyberpunk originale con una forte attenuazione per quel che riguarda l’avanzamento tecnologico: ne rimaneva quindi solo una società violenta e corrotta con una tecnologia solo un poco superiore alla nostra.

In realtà mi sono lasciato un po' trasportare e ho alterato (no, meglio, ignorato) un poco le indicazioni del sig. ++Master++  per rendere l'ambientazione ancora più vicina al nostro mondo, percui potete anche considerare le vicende vissute da Sara come a noi contemporanee.

Anche per questo racconto una nota sulle riflessioni in esso contenute: dovendo, come già sottolineato, dovuto mettere l'accento sul percorso affrontato da Sara, piuttosto che quello che volevo proporre io, devo far notare che Sara passa per molti livelli di autocoscienza prima di giungere a una vera comprensione di se stessa e del mondo. Questo era voluto: Sara in questa storia vive un lunghissimo balletto con la coscienza e il cinismo, continuando ad abbracciare ora l'una, ora l'altro (e a volte entrambi allo stesso momento), indecisa su quale sia la verità, che continua a passarle a fianco per poi mutare in illusione non appena le sembra di poterla afferrare. E' un tema centrale nel racconto quello del pensare di aver trovato un buon modo per adeguarsi alla propria nuova vita per poi scoprire che la propria vita è cambiata nuovamente. Cosa significa questo? Significa che, sebbene nel racconto Sara presenti molte dei suoi pensieri con una certezza granitica, come se avesse compreso quale è la verità, non sempre riflettono veramente il mo pensiero o una sintesi di vita, a volte sono una descrizione di quei momenti in cui crediamo di aver capito tutto per poi accorgerci di aver guardato solo una sfumatura. Molti dei giudizi di Sara sono crudi, ma non perché glieli ho lasciati esprimere io li avvallo; tuttavia era indispensabile lasciare che Sara li esprimesse perché poi potesse cavarne fuori la vera perla di saggezza che la sua considerazione conteneva (perché, benché a volte ciniche o acerbe, tutte le sue riflessioni contengono una parte di saggezza). Non aspettatevi però per questo che alla fine Sara vi comunichi il risultato delle sue estrapolazioni: a volte lo farà, ma per molte altre dovrete capire dai suoi gesti qual è la sua conclusione, magari utilizzando per farlo proprio quelle frasi ciniche e disilluse che proprio prima non riuscivate a condividere.

Con questo dovrebbe essere tutto per questa lunghissima Introduzione, ora vi lascio al racconto, ma sappiate che potrebbe attendervi una cruda esperienza: in fondo...

Il Fuoco non è Mai un Maestro Gentile