Torment

…Casa… 
… un concetto a volte sopravvalutato… Sollevando lo sguardo verso il complesso di appartamenti grigio e triste, Oscura non si era mai sentita tanto lontana dal concetto di “accoglienza” o da quello di “luogo che ci appartiene”… A un passo dal luogo che per svariati anni l’aveva protetta durante il sonno, non si sentiva affatto “a casa”… Tutto il contrario a dire il vero… Come le aveva detto la sua Notturna maestra quando l’aveva incontrata per la prima volta… era invero dalla parte completamente opposta alla sua “casa”…
“Vogliamo entrare?” Chiese sempre con una punta di ironia nella voce Suspiria che non smetteva di attirare gli sguardi delle creature deformi con il suo aspetto così diverso da quel mondo viscido. Incoraggiata dalla presenza di una guida al suo fianco, l’Oscura giovane varcò la soglia del palazzo e seguì i dolorosi ricordi che potevano guidarla attraverso i corridoi fin su per le scale e infine davanti a una porta. Vedere il vero aspetto di quel posto non ebbe su di lei miglior effetto dell’aver visto quello delle “persone”: le mura erano così prive di vita… Anzi, le pareti erano coperte di angoscianti venature rugginose che pulsavano mentre sembravano attivamente risucchiare la vita e l’energia degli ignari occupanti… qualunque segno decorativo ora le appariva come quello che era: un insulso particolare messo lì senza alcuna arte né anima giusto per mascherare la vera natura di quel luogo: una tomba per i vivi… ma poi, le venne in mente, questo era tutt’altro che un controsenso… Forse era invece l’ultimo atto di coerenza di creature che avrebbero potuto aspirare ad essere “umane”: riconoscendo di aver smesso di “vivere” avevano costruito dimore che fossero adatte a loro. Delle Tombe, appunto… Non c’era davvero nulla di strano che dei morti volessero rinchiudersi in delle tombe… L’idea di aver, per anni, cercato rifugio dentro a quel luogo che ora le sembrava tutt’altro che sicuro le lasciava una strisciante sensazione di orrore…
“Sei ancora con noi?” Le chiese maligna Suspiria vedendola tergiversare sull’ingresso
“Sì… Sì, non preoccupatevi” Disse tornando in sé.
“Bene, allora vai; non ti manca molto… Noi ti aspettiamo qui… Giusto qualche passo dietro di te…” Decisa, l’Oscura ragazza pose la mano sulla maniglia arrugginita e la ruotò aprendosi il passaggio per… Per quel luogo… Il momento era così teso per lei che non notò nemmeno che non aveva avuto bisogno delle chiavi per entrare e se anche l’avesse notato, che questo fosse a causa della sua nuova forma o per una semplice dimenticanza degli abitanti ora era decisamente un problema marginale... La membrana che la avvogleva lasciò scivolare su di lei rumori e odori che una volta le erano stati famigliari e, varcando la soglia, la viscosa rete che la separava dal mondo morente sembrò appensantirsi, come se più e più strati si aggiungessero mentre si immergeva nei luoghi che contenevano la sua vecchia e odiata essenza. Il rumore più inquietante giunse da quello che era il bagno, attirandola verso il locale… le sue mani candide si appoggiarono sullo stipite della porta, mentre il capo si avvicinava con qualche piccolo fremito… infine, mentre un’insolita inquietudine le nasceva in petto al punto da farle quasi male, il suo sguardo cadde sulla scia viscosa che lordava il pavimento, come qualla lasciata da qualche animale bavoso… I suoi occhi risalirono il lerciume ed infine… arrivarono a vedere una deforme estremità che si dimenava languidamente sul pavimento. Immediatamente distolse lo sguardo, ritraendosi dietro allo stipite, ma era troppo tardi per sfuggire alla verità che oramai bussava alla porta del suo cuore… a sugellare i suoi timori, quell’inquietante rumore che aveva udito si mutò a stento in una distorta voce, giungendo alle sue orecchie ovattate…
“Chi è? C’è qulacuno?” Gorgogliò la voce proveniente dalla deformità che l’aveva costretta a ritrarsi… La sua coscienza era certa, ma la sua speranza voleva ancora titubare e fu solo dopo una dura lotta tra loro che l’Oscura inizianda si costrinse a chiedere…
“M… Madre?” Pronunciò timorosa di udire la verità che già possedeva.
“Tesoro! Sei tu?! Santo cielo! Dove sei stata?!”
“Madre io…” Pronunciò a fatica mentre l’orrore la assaliva…
No… Era insopportabile… Sua madre… I ricordi di lei erano ancora abbastanza vividi nella sua mente… e in fondo le erano ancora cari… Era vero che a volte avevano litigato, ma ora che aveva conosciuto quel luogo Oltre la Linea, poteva capire che erano stati solo futili battibecchi… e serbava invece ancora cari quei momenti in cui erano state vicine quasi più come “amiche”… Così avrebbe voluto ricordarla… Anche se sua madre era rimasta testimone incurante della sua nullità e l’aveva lasciata crescere senza tentare di avvertirla di quale orrore stesse diventando, anzi, anche se a volte i suoi giudizi e i suoi consigli l’avevano spinta proprio in quella orribile direzione, nonostante questo, il ricordo della sua gentilezza e dei lunghi anni passati assieme voleva rimanesse legato ai pensieri di un'innocua intimità familiare… Ed invece… Invece colei che per tanto tempo le era stata vicina e con cui aveva condiviso tanto, colei in cui, benchè a tratti, aveva riposto la sua fiducia ora giaceva a pochi passi da lei, denudata dai veli della falsità con cui si era mascherata e, come tutto quell’abominevole luogo, era rivoltante… Non voleva vederla, non voleva ricordarla così, non voleva toglierle quel poco di dignità che i suoi ricordi ancora le affidavano.
Temendo che la “donna” si muovesse per venire a cercarla, fece per tornare da dove era venuta, ma la voce distorta la fermò
“Cara! Vieni qui, io non posso muovermi: ho su una maschera per il corpo! Fatti vedere!” 
“Madre…” Ripetè appoggiandosi al muro bloccandosi lì, dove il desiderio di parlare e quello di non vedere potevano entrambi trovare sfogo. “…Mi dispiace che tu ti sia preoccupata…”
“Oh, bambina mia! Sì che ero preoccupata! Ma si può sapere dove sei stata?!”
“Io… Io dovevo pensare… Avevo bisogno di… di chiarire alcune cose della mia vita che…”
“Oh signore! Ma potevi dirmelo, no? Perché non ne hai parlato con la tua mamma prima?” La interruppe bruscamente la voce, ignorando il tono serio che l’Oscura giovane aveva preso
“No, madre, davvero… Questa volta è diverso” Disse riferendosi alle chiaccherate che aveva spesso fatto con lei quando scioccamente perdeva il suo tempo a raccontarle di questo o quel pettegolezzo che la preoccupava o la incuriosiva. La sua voce stava tremando… Era forse l’emozione o forse la tristezza di dover affrontare quel discorso in preda a quella terribile sensazione e con quella distorta figura che era stata sua madre…
“Oh, Piccola mia! Cosa è successo? Hai litigato con Jennifer?” Oscura serrò gli occhi nel tentativo di ignorare gli inutili commenti della madre. In fondo era colpa sua… lei era convinta di star parlando ancora con la figlia che aveva lasciato “casa” per andare a quel fatidico “diciottesimo”… Era lei che l’aveva più volte preoccupata proprio per pensieri stupidi come quello che aveva appena espresso… In qualche modo, il veleno che l’aveva divorata per così lungo tempo aveva finito per contagiare anche la madre.. o era stato il contrario? O entrambe le cose, in un circolo vizioso di degenerazione? Oramai non si poteva più dire… Tutto quello che poteva fare era raccogliere le idee e le forze per tentare di convogliare tutta l’importanza del suo viaggio Oltre la Linea in un unico discorso nella speranza che la madre comprendesse.
“No, madre… Non è nulla di così stupido… In questo tempo… Mi sono sentita… Morire… Alla fine, però, ho avuto il coraggio di guardarmi dentro… è stato doloroso, ma… ho capito che… che tutto quello che stavo facendo era privo di senso… che la mia vita era assolutamente vuota…”
“Tesoro! Non sarà mica per quel ragazzo che hai incontrato sabato scorso? Guarda che i ragazzi sono fatti così, bisogna sapere come…” Si lanciò subito la madre inseguendo l’irrilevante tentativo di far rientrare tutto nell’insulso quadro della precedente vita della figlia. Lei si portò la mano dalla pelle candida alla fronte per poi passarla tra i capelli ascoltando le inutili elucubrazioni della madre. Tentò, tentò davvero di lasciarla finire e di sopportare l’ansia della madre che si trasformava in quello stupido consiglio… ma non ce la fece e, nonostante si fosse ripromessa di non spaventarla, non riuscì a non pronunciare la sua frase con aggressività.
“Madre ti prego! Sto dicendo sul serio! Non è una stupida preoccupazione! Mi è successo davvero qualcosa di… di… Straordinario… Non sto parlando di qualche sciocchezza scolastica … Mi è successo qualcosa che mi ha davvero cambiata… “ E nel vero senso della parola, disse a se stessa mentre ancora sentiva su di sé la fastidiosa sensazione della membrana che quel mondo le aveva lasciato addosso.
“Cara… Mi spaventi se mi dici così… Che ti è successo? Stai bene?” La domanda la colse alla sprovvista. Effettivamente, non stava affatto bene; quella sensazione che le annodava la gola non l’abbandonava e il non riuscire a penetrare nel muro di normalità dietro cui la madre era nascosta la disturbava forse anche di più. Nonostante il Passo che aveva compiuto, ancora il dolore la raggiungeva e la colpiva… Nonostante fosse ben lontana dall’essere anche solo affine a ciò che quel mondo era, non poteva dirsi felice… Questo la inquietava alquanto. Mentre cercava di trovare la risposta sincera alla domanda della madre, si guardava intorno, come per cercare intorno a sé la soluzione ed, in effetti, almeno un suggerimento lo trovò. Il corridoio contro il cui muro era appoggiata ora ospitava anche le sue sorelle, che silenziosamente attendevano a un passo oltre il sipario, vegliando su di lei; la loro visione richiamò alla sua mente la memoria di quella stupenda tela e tutti quei colori che giacevano dentro la sua anima e con essa ritrovò la risposta
“Sì, madre, sto bene. Sembra una frase fatta, ma è vera: non sono mai stata meglio. È difficile spiegarti quello che mi è successo. Per alcuni versi… anche io non comprendo bene… Ma credo di essermi infine resa conto di cosa stavo facendo… ho capito perché lo stavo facendo… E lo stavo facendo perché dovevo nascondermi…”